Tirat sa forredda?
Ott 20th, 2009 | Di Andrea | Categoria: Noas Eventus-Notizie EventiSa sala de Su furriadroxu s’est arricada de unu particulari nou, est a nai Sa forredda. Sa forredda est sempri stètia su centru de sa domu sarda e no sceti sarda. Candu si fabricàt una domu noa, po sciri chi totu adessit beni, sa primu cosa chi si domandàt fiat:” tirat sa forredda?”
In sa curtura nostra su foxili est sinònimu de domu, duncas spereus chi, sètzius a papai acant’e sa forredda s’eis a intendi che in domu!
La sala de Su Furriadroxu si è arricchita di un nuovo particolare: Sa forredda, ovvero il camino. Il camino è sempre stato il fulcro della casa sarda e non solo. Quando si costruiva una nuova casa, per sapere se tutto andasse bene, la prima cosa che si chiedeva era:” Tirat sa forredda?”, cioè: “tira il camino?”.
Nella nostra cultura il focolare è sinonimo di casa, quindi speriamo che seduti a mangiare accanto a Sa forredda Vi sentiaste come a casa!
The eating room of Su Furriadroxu has been enriched with a new particular: “Sa Forredda” that is the fire place. The fire place is the focus of Sardinan house and not only of the Sardinian one. When a new house was built, if someone wanted to know if everything was Ok, the first thing he asked was:” does the chimney draws well?”
In our culture the fire place is synonym of home, so let’s hope that sat eating next to the fire place you will feel like at home!
Andrea, fa tanto caldo nella Catalunya che ancora non abbiamo acceso sa forreda questo anno…. Bella la de Su Furriadroxu!!
Ciao Andrea,
bellissima immagine: suggestiva! E che bello il caminetto! Complimenti 🙂
Dalle nostre parti “sa forredda” non è il caminetto, ma un suo antesignano: si trattava di un’apertura nel pavimento, più o meno quadrata, che si trovava al centro della stanza. All’epoca de sa forredda, la canna fumaria non esisteva perché non serviva; al suo posto vi era un’apertura nel soffitto che permetteva la fuoriuscita del fumo… in realtà, però, non è che funzionasse alla grande; il fumo si doffondeva comunque per tutta la stanza, annerendo le pareti.
Sa forredda era il centro della vita della casa, attorno a lei si faceva di tutto: si preparavano i pasti, ovviamente, ma anche ci si consumavano i pasti cucinati, seduti sul muretto che la circondava, e ci si dormiva pure, sdraiati su delle stuoiette.
Sa forredda era il punto di raccolta di tutta la famiglia e, soprattutto nelle fredde notti d’inverno, quando la sera si tornava prima dai campi rispetto all’estate, sa forredda favoriva la trasmissione orale, quella dei racconti, “is contus”. Ancora oggi, infatti è diffuso il modo di dire: “Contus de Forredda” (i racconti della fornella).
Il commento di Claudio è quasi giusto, però ci sono alcune imprecisioni, ossia:
Sa forredda era un’apertura nel pavimento, e va bene, essa non aveva dei muretti che la circondavano ma era delimitata da gandi lastre di pietra le quali avevano diverse funzioni, riscaldandosi emanavo anch’esse del calore e, gli uomini (così detti di campagna si sdraiavano su queste per ascigarsi le vesti e, dopo la freugale cena prendevano le stuoie stendendole sulle quelle lastre di puetra e vi dormivano. Il tetto non aveva nessuna apertura ed il fumo serviva per alcune cose, esso, riscaldava il tetto per cui non si depositava ne brina ne neve. Inoltre legato al tetto vi era appeso su CANNIZZU, cioè un piccolo cannucciato ove si meteva ad asciugare il formaggio, e a ciascun filo di ferro che sosteneva su CANNIZZU vi era lagato un piccolo mazzo de FRUSCU (pungitopo). Questa è sa FORREDDA.